Dal City di Guardiola ad... Achille Lauro: un "Me ne frego" in risposta a pregiudizi e sentenze in sospeso - #MusicaAPalla

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È arrivato il martedì più atteso dell'anno per la cultura popolare italiana, l'inizio della Settimana Santa della musica del Belpaese: oggi comincia la 75° edizione del Festival di Sanremo. Per molti è un momento topico, da seguire nella sua totalità tra il fascino dei costumi, la cantabilità dei brani in gara e i curiosi retroscena; per altri è la perfetta occasione per ritrovarsi con parenti e amici per discutere di un qualcosa che, in qualche modo, fa parte del corredo genetico di noi abitanti dello Stivale.

Quest'anno la kermesse di scena all'Ariston vede 29 protagonisti sul palco, pronti a gareggiare per succedere alla straordinaria Angelina Mango, vincitrice dell'edizione del 2024. Tra i cantanti in corsa per il Leone d'oro sanremese quest'anno torna dopo tre anni dall'ultima partecipazione Achille Lauro, che questa sera presenterà al pubblico presente a teatro e a quello collegato sulle reti Rai il suo brano dal titolo Incoscienti giovani. Una canzone che già dal testo appare ben diversa rispetto a quelle presentate nelle passate edizioni, nelle quali emergeva soprattutto lo spirito trasgressivo e di rottura del cantante romano.

Se diamo uno sguardo ai quattro pezzi presentati fin qui a Sanremo, ci risuoneranno nella mente quelli che poco dopo il loro esordio all'Ariston sarebbero entrati con prepotenza nelle nostre case tra TV, radio e social. Come dimenticare la presentazione “shock” di Achille Lauro davanti al pubblico generalista con Rolls Royce, i cui chiari riferimenti ad un mondo diverso da quello "automobilistico" avevano aizzato parte della critica musicale, dell'opinione pubblica e persino della politica? Un oltraggio, per quello che è da sempre considerato un tempio sacro ed inviolabile della musica leggera italiana: Achille Lauro era riuscito probabilmente nel suo intento, quello di scandalizzare le masse facendo emergere il suo lato più spudorato e impertinente. Medesimo discorso per le apparizioni successive, tra cui la sua presenza come super ospite a Sanremo 2021 e i costumi clamorosamente dissacranti, che hanno suscitato non poche polemiche.

Sia chiaro: Achille Lauro è forse la cosa più vicina all'artista totale, che fa della musica soltanto una componente del proprio repertorio, solo un colore sulla propria tavolozza. Non tanto per le sue doti canore e/o cantautorali (piccola chiosa: oltre a Brunori Sas, Bresh e Kekko dei Modà, Lauro è l'unico ad essere autore unico del proprio brano tra i partecipanti a Sanremo 2025), ma per il modo di riuscire a colpire sempre il punto giusto, a stuzzicare il suo pubblico e ad animare i dibattiti.

IL PARALLELISMO CON IL MANCHESTER CITY

Ma cosa c'entra Achille Lauro con il calcio, per di più con un grande club come il Manchester City? In realtà, i punti in comune non mancano, specialmente con l'ultima versione dei Citizens, quella vista durante questa difficilissima annata.

Gli Sky Blues, rimasti orfani di un motore silente ma essenziale come Rodri, hanno attraversato enormi difficoltà di equilibrio in campo e continuità nel rendimento: sono ormai passate agli annali le clamorose débacle contro Tottenham e Sporting Lisbona, oltre al suicidio calcistico contro il Feyenoord (da 3-0 a 3-3) e all'ultimo, clamoroso tonfo contro un Arsenal dal dente avvelenato. Tante occasioni che piegherebbero chiunque, che porterebbero perlomeno a ciò che la North London rossa ricorda sarcasticamente al gigante Haaland sempre più spesso: to stay humble.

Nonostante un sogno Premier League salutato con larghissimo anticipo e la durissima doppia sfida ai playoff di Champions League contro il Real Madrid, le preoccupazioni principali in casa City sono legate all'imminente sentenza sui 115 capi di accusa nei confronti del club. Non è chiaro ciò che accadrà dopo il verdetto, ma le ombre di possibili future penalizzazioni o pesanti limitazioni sul mercato rimangono stabilmente all'orizzonte.

In una situazione del genere qualunque realità calcistica si sarebbe fatta prendere dal panico mandando a monte tutto, non solo sotto il punto di vista dei risultati sportivi ma anche di quelli progettuali. Abbiamo avuto infatti - e continuiamo ad avere - diversi esempi di club che vendono la propria natura, la propria essenza, il proprio avvenire per un benessere immediato ma limitato nel tempo e nei risultati ottenuti.

Il Manchester City però, e di conseguenza l'intera impalcatura del City Football Group, ha dimostrato grande maturità, riuscendo nel tempo a scrollarsi di dosso l'onta di essere considerata una realtà in grado solo di spendere e non di progettare. A contribuire significativamente al processo di maturazione del mondo CFG ha contribuito senza ombra di dubbio un uomo di calcio come Pep Guardiola il quale, se da un lato può essere “incolpato” di aver richiesto diversi profili poi pagati a prezzo d'oro dalla proprietà, dall'altro ha stravolto in positivo il Manchester City, rendendolo la corazzata che tutti conosciamo e raggiungendo la tanto agognata vittoria della Champions League, a coronamento di un percorso strepitoso.

E di fronte agli scarsi risultati sportivi di questa stagione (tenendo conto degli standard abituali) nonché alla sentenza potenzialmente horror in arrivo, come ha risposto il Manchester City? Semplice: proseguendo come ha sempre fatto. Un Me ne frego grande quanto una casa è proprio ciò che accomuna il club inglese ad Achille Lauro: nel caso del cantante romano era un inno alla ribellione nei confronti della società, trovando una sponda amica in uno slogan di matrice dannunziana poi ripreso negli anni del Ventennio (contesto storico che ancora oggi alimenta roventi discussioni); per il Manchester City è invece un modo per allontanare critiche, paure, tensioni, continuando a costruire il proprio avvenire.

Ed è così che la classifica non incute timore, le sentenze non fermano l'ennesima campagna faraonica di mercato che soltanto a gennaio ha portato a Manchester volti nuovi, strappati a suon di offerte monstre: Omar Marmoush (75 milioni di euro), Nico Gonzalez (60 milioni), Abdukodir Khusanov (40 milioni), Vitor Reis (37 milioni), Juma Bah (6 milioni). Si potrebbe pensare ad un mercato estivo anticipato, proprio per farsi trovare preparati in caso di blocco al calciomercato definito dall'attesa sentenza: versione fermamente negata dai vertici del club, che anzi ha blindato Erling Haaland fino al 2034 e che ha avuto la forte tentazione di strappare Andrea Cambiaso alla Juventus a stagione in corso.

Tutti questi elementi fanno vedere con estrema chiarezza la determinazione e il lavoro di una società che, sicuramente spinta dai soldi (che però non sempre equivalgono al successo, citofonare al PSG per maggiori informazioni), è riuscita a diventare un colosso del calcio mondiale e non si mostra intimorita di fronte ad un futuro incerto. Nessuno sa cosa accadrà nelle prossime settimane, quale sarà l'esito della sentenza e cosa potrà fare il Manchester City nell'estate 2025. L'imprevisto è sempre dietro l'angolo, ma bisogna essere bravi ad anticiparlo e anzi a trasformarlo in un elemento di forza. È sempre così: dopotutto, C'est la vie.